Nel 2026 torna l’iperammortamento anche per il software industriale. Vantaggi fino al 52%

Nel 2026 torna l’iperammortamento anche per il software industriale. Vantaggi fino al 52%

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Il disegno di legge di bilancio 2026 segna un netto cambio di strategia nelle politiche governative di supporto all’innovazione per l’industria. Si chiude la stagione dei crediti d’imposta previsti dai piani Transizione 4.0 e 5.0 e tornano superammortamento e iperammortamento che avevamo imparato a conoscere con il primo piano Industria 4.0. Il nuovo piano presentato dal Governo prevede un nuovo strumento unificato a supporto della duplice transizione digitale e green, fondato su coperture nazionali e reso appetibile da aliquote particolarmente generose.

Il ritorno del software

L’incentivo per il 2026, oltre a replicare il “format” della maggiorazione degli ammortamenti, recupera dalle vecchie normative anche le merceologie dei beni incentivati. In particolare si potranno acquistare i beni materiali e immateriali tecnologicamente avanzati elencati negli allegati A e B. Ricordiamo infatti che nel 2025 i software dell’allegato B erano stati eliminati dal piano Transizione 4.0.

In più accedono all’incentivo anche i beni strumentali destinati all’autoproduzione energetica per autoconsumo da fonti rinnovabili: in pratica pannelli solari, pale eoliche, ma anche sistemi per lo storage dell’energia.

Su questo punto vale la pena anticipare che Governo e Imprese stanno discutendo l’opportunità di ampliare ulteriormente le merceologie attualmente presenti negli allegati A (beni materiali) e B (software). Appena avremo notizie in tal senso non mancheremo di aggiornarvi.

Quali sono i software industriali inclusi nell’allegato B? La lista è lunga e la trovate qui. Per quanto ci riguarda, vale la pena sottolineare che sono inclusi SCADA, MES, sistemi Industrial IoT, sistemi per la gestione della qualità a livello di sistema produttivo e dei relativi processi, sistemi per l’industrial analytics e soluzioni per la cybersecurity. In pratica tutto il portafoglio di soluzioni software distribuito e supportato da ServiTecno.

Iperammortamento OK anche per gli energivori

Un elemento molto importante della nuova misura riguarda la fonte di finanziamento. Mentre l’attuale piano Transizione 5.0 è coperto da fondi PNRR, con tutti i vincoli del caso, la nuova misura è sostenuta interamente da risorse statali e sarà quindi svincolata dai complessi obblighi europei legati al principio “Do No Significant Harm” (DNSH). Questo significa che anche le imprese hard-to-abate o energivore, come ad esempio acciaierie o produttori di ceramica, che finora non potevano accedere agli incentivi PNRR, potranno invece sfruttare i benefici offerti dalla nuova misura unica per Transizione 4.0 – 5.0 2026.

Aliquote super

Le aliquote sono notevolmente vantaggiose. Il testo del DDL di Bilancio (che, è bene ricordarlo, deve completare l’iter parlamentare e potrebbe subire modifiche prima della promulgazione, attesa entro fine anno) stabilisce maggiorazioni che variano in base alle fasce di investimento e al raggiungimento o meno di un obiettivo di efficientamento energetico.

Vediamo tutto in dettaglio. Per i beni 4.0, le aliquote che si applicano a tutti i beni, indipendentemente dal fatto che siano hardware, software o pannelli solari, sono le seguenti

  • +180% per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • +100% per gli investimenti tra 2,5 e 10 milioni di euro;
  • +50% per la fascia tra 10 e 20 milioni di euro.

Per ognuna di queste aliquote è prevista poi una maggiorazione ulteriore del 40% nel caso in cui, grazie all’investimento in quei beni, si possa dimostrare un beneficio in termini di risparmio energetico (3% dei consumi dell’unità produttiva o 5% dei consumi del processo interessato dall’investimento). È la formula che conosciamo per il piano Transizione 5.0 ancora in vigore, ma senza gli ulteriori scaglioni attualmente previsti in base al livello di risparmio conseguito.

Le aliquote potenziate, come dicevamo, sono più alte del 40% rispetto a quelle standard. Lo schema delle maggiorazioni diventa quindi il seguente.

  • +220% per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • +140% per gli investimenti tra 2,5 e 10 milioni di euro;
  • +90% per la fascia tra 10 e 20 milioni di euro.

Il Governo ha poi stabilito che alcune tipologie di investimento hanno accesso diretto alle aliquote potenziate del 40% senza dover dimostrare il risparmio energetico. Si tratta dei seguenti casi:

  • Investimenti in sostituzione di beni il cui ammortamento è concluso da almeno 24 mesi.
  • Investimenti nell’ambito di progetti gestiti tramite ESCo con contratto EPC che garantisca il raggiungimento dei target di efficienza del 3% sulla struttura produttiva o del 5% sul processo interessato.
  • Pannelli solari bifacciali con efficienza di cella non inferiore al 24%.

Ora però facciamo un passo indietro e vediamo qual è il vantaggio concreto offerto da queste aliquote rispetto a quelle offerte oggi dai crediti d’imposta di Transizione 4.0 e 5.0.

Come funziona il sistema dell’iperammortamento

Vediamo quindi come funziona il sistema della maggiorazione degli ammortamenti e in che cosa differisce dal credito d’imposta. Partiamo proprio da quest’ultimo, che è il sistema presente nei piani Transizione 4.0 e 5.0 che scadono quest’anno. Il credito d’imposta offre un’aliquota che determina direttamente il vantaggio fiscale. Per esempio il 20% previsto dal vecchio piano Transizione 4.0 significa che se investo 100.000 euro posso recuperarne 20.000 scalando questo credito dai prossimi versamenti in F24.

Il meccanismo del super e iperammortamento funziona con una variazione in diminuzione dell’imponibile fiscale, distribuita su più esercizi in base alla durata dell’ammortamento del bene (solitamente dai 3 ai 10 anni). Per fare un esempio, acquistando anche in questo caso un bene che costa 100.000 euro, con una maggiorazione degli ammortamenti del 180% si potranno dedurre dall’imponibile (oltre ai 100.000 euro che si deducono sempre come costi) altri 180.000 euro. Il che, considerando che l’IRES è al 24%, corrisponde a un risparmio sulle imposte di 43.200 euro. Volendo semplificare, possiamo quindi dire che una maggiorazione del 180% dell’ammortamento “equivale” a un credito d’imposta del 43,2%.

Il vantaggio economico può arrivare fino al 52,8%

Lo schema delle maggiorazioni, come abbiamo visto, è strutturato per tre fasce di investimento: fino a 2,5 milioni, da 2,5 a 10 milioni e da 10 a 20 milioni. Per un investimento 4.0 da 15 milioni, a titolo esemplificativo, si applicherà una maggiorazione del 180% sui primi 2,5 milioni, una maggiorazione del 100% sui 7,5 milioni (cioè la parte 2,5-10 milioni) e il 50% sugli ultimi 5 milioni che ricadono nella fascia superiore a 10 milioni.

Per semplificare la comprensione del beneficio che si può ottenere con un investimenti, qui di seguito vi riportiamo uno schema che mostra, in base all’ammontare dell’investimento (in prima colonna), il beneficio in euro con le maggiorazioni spettanti per i beni hardware e software 4.0 (in seconda colonna), a quanto equivale quel beneficio in percentuale sull’investimento iniziale (terza colonna).

Investimento (€) Beneficio 4.0 (€) Beneficio % 4.0
1.000.000 432.000 43,20%
2.500.000 1.080.000 43,20%
5.000.000 1.680.000 33,60%
10.000.000 2.880.000 28,80%
15.000.000 3.480.000 23,20%
20.000.000 4.080.000 20,40%

Il beneficio massimo è quindi pari al 43,2% del costo dell’acquisto per gli investimenti fino a 2,5 milioni. Vale qui la pena ricordare si tratta di un vantaggio di oltre il doppio rispetto all’attuale piano Transizione 4.0 che offre un vantaggio del 20%.

Qui di seguito lo stesso schema con le aliquote maggiorate spettanti agli investimenti 5.0 (cioè quelli che conseguono anche un beneficio in termini di risparmio energetico)

Investimento (€) Beneficio 5.0 (€) Beneficio % 5.0
1.000.000 528.000 52,80%
2.500.000 1.320.000 52,80%
5.000.000 2.160.000 43,20%
10.000.000 3.840.000 38,40%
15.000.000 4.920.000 32,80%
20.000.000 6.000.000 30,00%

Anche in questo caso il vantaggio è superiore a quello offerto da piano Transizione 5.0 attuale, la cui aliquota massima è del 45% (qui siamo al 52,8% di vantaggio massimo conseguibile).

Pro e contro del sistema della maggiorazione degli ammortamenti

Fin qui tutto relativamente semplice. In realtà la transizione dal sistema basato sui crediti d’imposta alla maggiorazione degli ammortamenti non è priva di conseguenze.

Il credito d’imposta è utilizzabile in F24 in tempi rapidi (spesso 3 anni, o anche 1 anno come è stato finora per Transizione 5.0) e, fattore determinante, è fruibile anche da aziende che non hanno utili d’esercizio (o ne hanno pochi) perché si usano, come accennato, per compensare altri versamenti dovuti allo stato. Proprio su questo vale però la pena sottolineare che, sempre nel DDL di Bilancio, il governo sta operando una forte stretta proprio sulle compensazioni, ma questo è un discorso che esula dallo scopo di questo articolo.

Per quanto riguarda l’iperammortamento i vantaggi risiedono nella relativa semplicità burocratica (per l’accesso all’aliquota base) e nelle “aliquote” decisamente più elevate. Lo svantaggio principale, di contro, è la necessità di avere “capienza” IRES per monetizzarlo: essendo una deduzione, se l’azienda non produce utili imponibili, si trasforma semplicemente in una perdita fiscale da riportare negli esercizi successivi. Il vantaggio fiscale, inoltre, anche in presenza di utili, si distribuisce sull’intero periodo di ammortamento del bene che può essere anche molto lungo, dilatando i tempi di recupero del beneficio.