La sinergia tra Information Technology e Operational Technology deve essere al centro delle strategie dei System Integrator nel 2023. Analizziamo competenze e metodologie richieste.
È un dato di fatto. Il mondo manifatturiero da diversi anni ha abbracciato la quarta rivoluzione. Produzione smart, sensoristica, big data, Industrial Internet of Things (IIoT). La trasformazione digitale è oggi realtà.
La digitalizzazione ha un impatto profondo sulla fabbrica. Cambia il modo di produrre e di pensare la produzione. Ma cambia anche l’organizzazione aziendale e i ruoli. Ciò è particolarmente vero se si guarda all’Operational Technology (OT) e all’Information Technology (IT).
Il ruolo del System Integrator nel 2023 deve quindi partire da un’analisi di come abilitare nel migliore dei modi la convergenza tra i due mondi. In una prospettiva “macro”, l’Operational Technology è tradizionalmente conservatrice nell’adozione di tecnologie digitali e non consolidate da anni di lavoro sul campo. Ma si tratta di un processo irreversibile. La digitalizzazione impone un dialogo continuo tra IT e OT, che è funzionale ad assicurare la massima efficienza e produttività.
La convergenza tra tecnologie IT – ad esempio database, network di comunicazione, Cloud, soluzioni web based – e tecnologie OT – ad esempio PLC, SCADA, RTU e soluzioni embedded – dà vita a nuovi modi di pensare e progettare il framework di fabbrica. Basti pensare alla gestione dei Big Data, alla continuità operativa, al versioning e alla cyber security.
Che cos’è un system integrator e perché è importante?
Possiamo definire un system integrator come un’azienda specializzata nel collegare e rendere interoperabili sistemi tecnologici, nella maggior parte dei casi complessi e sviluppati da fornitori differenti. Una figura protagonista nel campo della digitalizzazione industriale: abilita, infatti, l’integrazione tra Operational Technology, OT, e Information Technology, IT. Due ambiti tradizionalmente distinti in cui il system integrator agisce come punto di raccordo tra soluzioni software, infrastrutture hardware e reti di comunicazione con lo scopo di garantire efficienza operativa, resilienza, integrazione e scalabilità.
La rilevanza del system integrator è evidente soprattutto nei settori industriali avanzati, manifatturiero su tutti, dove la convergenza IT/OT è funzionale ad automazione, monitoraggio continuo e ottimizzazione dei processi.
Competenze chiave di un system integrator
Le competenze di un System Integrator nel 2024 devono coprire numerose aree tecniche e gestionali anche molto diverse fra di loro per affrontare la crescente complessità dei sistemi industriali, anche alla luce delle innovazioni introdotte da Industria 4.0 e della futura Industria 5.0. Ecco alcune delle principali
- Cybersecurity industriale: capacità di proteggere le infrastrutture OT e IT dai crescenti rischi di attacchi informatici, con particolare attenzione ai sistemi legacy e ai dispositivi IIoT.
- Gestione delle reti: competenze approfondite nella configurazione e gestione di reti, connettività e servizi gestiti per garantire la continuità operativa e l’efficienza dei flussi di dati tra sistemi.
- Integrazione di tecnologie emergenti: abilità di implementare soluzioni avanzate, come Intelligenza Artificiale e Machine Learning, per ottimizzare processi e agevolare processi decisionali data driven.
- Data governance e analisi dei big data: capacità di raccogliere, strutturare e interpretare i dati provenienti da dispositivi, impianti e macchinari, mettendoli a valore.
- Versioning e change management: gestione accurata delle versioni e dei cambiamenti nei software e negli asset operativi per evitare discontinuità, guasti e vulnerabilità informatiche.
Il valore aggiunto del System Integrator nel 2024 si basa su diverse aree di intervento. Vediamo le principali.
Il ruolo del system integrator nella gestione dei big data e smart data
Gestire i big data per ottenere informazioni utili ha oggi un valore strategico. Ancora più strategica è la capacità di trasformare i big data in smart data, per non incorrere nella c.d. “sindrome DRIP” (Data Rich, Information Poor).
Questo paradigma è sempre stato chiaro all’interno dei reparti IT, ma è oggi sempre più chiaro anche a chi si occupa di tecnologie operative. Un system integrator può supportare l’azienda anche nel diffondere la cultura del dato e aumentare la consapevolezza in modo trasversale in tutte le figure aziendali.
Trasformare i big data in smart data significa estrarre i dati in modo efficace, memorizzarli in modo sicuro e integrarli/aggregarli con gli altri dati di fabbrica. In altre parole, un system integrator può supportare la trasformazione dei dati in informazioni “azionabili”, ovvero capaci di offrire indicazioni per delineare le strategie aziendali.
In ambito OT, ciò è possibile grazie alla sensorizzazione delle macchine e all’integrazione delle piattaforme di analisi con le piattaforme di supervisione e controllo – SCADA – e i software gestionali. Questo è possibile grazie dalla convergenza con soluzioni IT di interpretazione, sintesi e presentazione dei dati.
Continuità operativa
La continuità operativa è fondamentale in ambito industriale. Eliminare fermi di produzione non pianificati è strategico per assicurare la massima produttività.
In ambito IT un dato è considerato sicuro quando vengono rispettati i criteri di riservatezza, integrità e disponibilità. In ambito OT il primo criterio fondamentale è invece la disponibilità.
La disponibilità è indispensabile in applicazioni intensive e altamente critiche, dove il sistema deve essere in grado di andare avanti anche in caso di guasto di uno dei componenti.
Ciò può essere ottenuto attraverso l’utilizzo di sistemi ridondanti che operano in parallelo.
Ma grazie all’IT si possono implementare in OT le tecnologie di virtualizzazione, in grado di assicurare protezione in caso di errori, incidenti o interruzioni di servizio.
Versioning e change management
Una delle competenze chiave per i system integrator è la gestione dei cambiamenti e delle modifiche software all’interno della fabbrica.
Nel momento in cui dovesse venire meno la continuità operativa, lo step strategico è il ripristino delle attività in tempi rapidi (Disaster Recovery). È necessario quindi saper gestire le criticità e interpretarle per assicurare la ripartenza.
Ciò vale sia per quanto riguarda il sistema IT dell’azienda sia le singole componenti OT attive. È inutile ricordare che anche una sola ora di fermo macchina può avere ripercussioni importanti in termini di costi.
La digitalizzazione, in questa prospettiva, ha determinato un aumento dei componenti che potenzialmente possono essere soggetti a malfunzionamenti. Ciò presuppone la capacità di integrare soluzioni olistiche da implementare in tempi rapidi.
Un aspetto fondamentale è la gestione del versioning. Oggi questo può essere portato avanti attraverso sistemi automatici, in grado di gestire il change management di tutti gli asset aziendali.
Cyber security
La digitalizzazione ha allargato il perimetro ed incrementato esponenzialmente i potenziali punti di ingresso alla rete aziendale da fonti esterne malevoli. Ciò si traduce in un aumento concreto dei rischi legati alla sicurezza, tanto più evidenti quando i tempi di riconoscimento di un attacco sono molto lenti. Ne consegue che, oggi più che mai, la cyber security è una priorità per le aziende.
In questa prospettiva, le metodologie e soluzioni di sicurezza differiscono notevolmente da una prospettiva IT rispetto al punto di vista OT.
La convergenza tra questi due mondi, nell’ottica di un system integrator, deve prevedere la creazione di sistemi smart equipaggiati con soluzioni avanzate di rilevamento delle anomalie.